lunedì 15 aprile 2024

All of Us Strangers [aka Estranei] ( Andrew Haigh , 2023 )

 




All of Us Strangers (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Sei anni dopo il non totalmente convincente Charley Thompson, il regista inglese Andrew Haigh,  ispirandosi al romanzo omonimo di Taichi Yamada, dirige  All of Us Strangers tradotto ( male come spesso avviene))  in italiano in Estranei e che ha visto la luce anche sui nostri schermi dalla fine di febbraio.
Film che ha fatto discutere molto, tra chi lo considera un capolavoro, o quasi, e chi invece lo ritiene sopravvalutato e senza particolari ambizioni artistiche.
Lungi dal volere partecipare al certame va detto però che l'opera di Haigh necessita di una lettura attenta , pena il considerarla appunto superficiale e priva di valore: questo avviene perchè la storia , semplice o di impegnativa lettura, a seconda di come se ne affronta la visione, è una di quelle che appartiene a quel "cinema sensoriale" capace di scavare all'interno per raggiungere il traguardo finale a seconda di come abbia scosso i nostri sensi, la nostra emotività, la nostra sfera sensoriale.
Adam è uno sceneggiatore ormai prossimo alla mezza età, anche se mantiene quell'aura fatta di timidezza e di pudore che ne nasconde l'età apparente; vive in un grande condominio della cinta periferica di una luminosa Londra che si staglia nella notte all'orizzonte allo sguardo dalle grandi finestre del suo appartamento; il palazzone è semidisabitato, gli unici sguardi fugaci sono con un altro uomo che vive ai primi piani e che si incontrano quasi impercettibilmente nella notte tra strada e balcone durante uno dei tanti e fasulli allarmi anti incendio.



Una sera di queste alla porta di Adam suona Harry, proprio quell'uomo, solitario anch'esso, con cui condivide lo spettrale e inquietante palazzone e che quella sera però vorrebbe condividere con qualcuno la sua solitudine; Adam quasi di impulso rifiuta la sua compagnia, ma quello , lungi dall'essere un rifiuto totale diventa il primo passo per una conoscenza che ben presto sfocia in un appassionato rapporto amoroso.
Adam soffre di quella crisi ispirativa che gli impedisce di iniziare un suo nuovo lavoro e che al tempo stesso è la spia di un malessere che cova dentro e che l'incontro con Harry sembra avere accesso definitivamente, ma bastano pochissime parole scritte  a mo' di titolo per far germogliare in lui l'interesse per una storia: "Esterno Sobborgo, 1987".
Lo vediamo allora prendere il treno e recarsi nel sobborgo di Londra dove è nato e dove ha vissuto fino a 12 anni quando il destino lo ha privato dei genitori morti entrambi in un incidente stradale: giunge in quel sobborgo, c'è ancora la sua casa e dentro ad essa ci sono i suoi genitori, tali e quali a quell'ultima volta in cui li vide vivi, più giovani di lui su cui la vita ha invece continuato a scorrere e che lo aspettano da tanto tempo.
Da qui in avanti la storia procede tra le visite che Adam compie dai suoi genitori con i quali cerca di ricostruire quanto la morte ha interrotto in una atmosfera tra l'onirico e la favola e il racconto del rapporto amoroso con Harry che diventa una liberazione per Adam finalmente in grado di provare  e mostrare sentimenti che per tanto tempo aveva tenuto chiusi in se stesso.

sabato 6 aprile 2024

Where the Wind Blows / 風再起時 ( Philip Yung / 翁子光 , 2022 )

 




Where the Wind Blows (2022) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

C'è una filmografia bella nutrita incentrata in maniera più o meno completa sulle figure di Lui Lok e Nam Kong, leggendari personaggi della storia di Hong Kong, passati agli onori imperituri per essere stati capaci di mettere in atto un sistema di corruzione che ha regnato nell'ex colonia inglese dal primissimo dopo guerra alla metà degli anni 70 quando fu creata la ICAC, agenzia governativa contro la corruzione, voluta dagli inglesi e caldeggiata dalla popolazione hongkonghese, stufa dei comportamenti da gangster di gran parte dei poliziotti.
Il regista Philip Yung, anche sceneggiatore dei suoi lavori, già in Port of Call aveva dato prova di sapere costruire bene le giuste atmosfere in relazione alle storie raccontate, e questo Where the Wind Blows, soprattutto per le tematiche affrontate tende ad ergersi come un affresco di un trentennio e passa della vita di Hong Kong a partire dalla guerra, periodo in cui il racconto ha inizio per poi tra salti temporali e feedback passare nei tre decenni successivi, principalmente seguendo le vicende dei due protagonisti ma di fatto disegnando un excursus sociologico e politico della Hong Kong coloniale.



I due personaggi cardini del film vengono presentati sin dai giorni della scuola di polizia cui sono iscritti, per passare poi ai primi servizi come poliziotti, la scoperta della corruzione e l'inevitabile coinvolgimento pena le violenze dei commilitoni fino alla scalata nei ranghi della polizia che va di pari passo con il loro coinvolgimento nei loschi accordi con le triadi: mentre Lui Lok è spesso guidato dal suo egocentrismo e dalla spavalderia, Nam Kong appare invece un personaggio più ambiguo e più astuto, tant'è che diverse volte le strade dei due sembrano intrecciarsi pericolosamente.
In questo trentennio che Yung disegna con molta efficacia possiamo apprezzare sia la descrizione di come la corruzione si impadroniva delle forze di polizia e di come tutto sommato sembrasse un fatto normale che ufficiali di polizia avessero addirittura una base al di fuori degli edifici pubblici, in una suite lussuosa in un albergo di prestigio e da lì gestissero i loro traffici, sempre con l'ipocrita alibi che in quel modo potevano controllare le triadi ed evitare che le strade della città diventassero dei campi di battaglia, sia l'evoluzione che questa situazione presenta nel momento in cui c'è da sporcarsi le mani coi trafficanti di droga; dall'altro lato il regista costruisce due personaggi indubbiamente forti, vividi, con i loro vizi, le loro ambizioni, ma anche il loro background con tratti oscuri e con le loro debolezze (soprattutto Lui Lok).
Al di là dell'epopea storica che è quella di tutta una comunità e che Yung per ovvie ragione deve affrontare con una massiccia dose di sintesi, Where the Wind Blows è un film che ha proprio nella regia elegante , a tratti quasi sofisticata, non priva di qualche guizzo ( gli inserti da musical ad esempio) il suo punto di forza: sostenuta dalla fotografia eccellente di Chin Thinchang che ben sottolinea le atmosfere dell'epoca  in alcuni momenti Yung sembra avvicinarsi pericolosamente al Cinema di Wong Karwai, dove colori, luci, atmosfere sospese e volutamente fissate nel vuoto danno un tocco di eleganza che va detto però non risulta fastidioso nè dozzinale o affettato, al punto da apparire persino un omaggio al Maestro.

giovedì 4 aprile 2024

Only the River Flows / 河边的错误 ( Wei Shujun / 魏書鈞 , 2023 )

 




Only the River Flows (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Sceglie ancora la Croisette per presentare il suo film Wei Shujun, autore che ormai sembra avere costruito un legame fortissimo e indissolubile con la rassegna cinematografica di Cannes, la prima che intravide in lui un autore originale e dotato di talento cinematografico sin dal cortometraggio che segnò il suo esordio e per il quale fu premiato  .
Only the River Flows, presente nella rassegna collaterale un Certain Regard, in effetti è risultato tra i lavori più apprezzati nella manifestazione francese confermando quanto di buono aveva fatto intravvedere nei lavori precedenti, soprattutto in quel Ripples of Life apprezzabilissima opera che guarda alla situazione sociale della Cina moderna e al contempo riflette sul Cinema.
Sebbene la nuova fatica di Wei sia un lavoro di tutto altro genere, all'apparenza cupo, quasi pessimista, che si nutre dei canoni del noir neppure troppo alla cinese, i legami ideali con la pellicola precedente non mancano, quasi che il regista volesse comunque mantenere un filo logico e coerente nella sua narrazione.
Anche qui siamo nel cuore della provincia cinese , anno 1995, dove tutto inizia a trasformarsi, dove le rovine del passato sono ancora in piedi a ricordarlo ed il futuro è ben lungi dall'essere abbracciato e con esso il benessere, almeno nelle grandi aree urbane; la polizia locale si trova alle prese con l'omicidio di una anziana donna sulle rive del fiume, un'evento inspiegabile a maggior ragione perchè nel villaggio si conoscono praticamente tutti.



Il comandante delle forze di polizia ( tipico burocrate ancora intriso di un passato decennale  ma che parla come un funzionario moderno) assegna il caso al suo detective più brillante Ma Zhe ( un eccellente Zhu Yilong); le tracce da seguire sono poche e almeno all'inizio di scarsa importanza: una borsa da donna trovata sul luogo del delitto contenente una audiocassetta, qualche impronta, piccoli dettagli che non dicono nulla.
Utilizzando le scarse e ben poco evolute risorse ( quasi esilarante la scena con cui vengono usati dei maiali morti e pronti per essere consumati per capire che arma è stata usata per uccidere la vecchia) il detective porta avanti le ricerche che man mano che procedono sembrano coinvolgere altri personaggi, all'apparenza senza alcun legame tra loro, e soprattutto si verificano altri omicidi, per i quali si sospetta fortemente di un giovane uomo con disturbi mentali che la donna morta aveva preso con sè dopo la morte del marito.
Il caso sembra volgere al termine, i tasselli adeguatamente manipolati sembrano combaciare, le autorità superiori spingono per chiudere l'indagine  al più presto, ma il detective Ma è tutt'altro che convinto della situazione che sembra emergere, anche perchè nel frattempo Wei , con grande scaltrezza e brillantezza narrativa ha infarcito la storia di una serie di tematiche striscianti che però non tardano ad emergere: la futura paternità di Ma che però è resa angosciosa dal rischio di ritardo mentale del figlio per una situazione patologica genetica che potrebbe affiorare e che obbliga i genitori a prendere in considerazione un eventuale aborto ( ma siamo in epoca di politica del figlio unico...), uno stato di ossessione crescente che avviluppa lo stesso detective  al caso e ai suoi protagonisti che si traduce perfino in visioni oniriche e in allucinazioni, un accenno ai costumi sessuali, ovviamente assolutamente ortodossi, che alcuni personaggi violano palesemente ( uno dei protagonisti di questo intricato caso di omicidio ha passato sette anni in galera per condotta oscena e contronatura...).

martedì 26 marzo 2024

La Passion de Dodin Bouffant [aka The Taste of Things] ( Tran Anh Hung , 2023 )

 




The Taste of Things (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Tran Anh Hung, regista vietnamita di nascita ma ormai francese di adozione, ha sempre centellinato i suo lavori nell'arco di tempo dei 30 anni che intercorrono tra il suo folgorante esordio con Il profumo della papaya verde, straordinaria Palma d'Oro a Cannes nel 1993 fino a La Passion de Dodin Boufannt, presentato nel 2023 anch'esso a Cannes riscuotendo il Premio alla regia.
Anche Venezia nel 1995  lo consacrò al mondo del Cinema assegnandogli la Palma d'oro per l'eccellente Cyclo, opera girata da Tran interamente nel suo paese natale; in questo trentennio. e nonostante la reputazione ormai raggiunta il regista franco-vietnamita ha sempre trovato difficoltà nel portare a termine i suoi lavori, col risultato che in un trentennio vanta al suo attivo solo sette opere, di cui solo tre negli ultimi 13 anni.
L'opera, sicuramente tra le più ambiziose di Tran in questo caso ha ricevuto una importante spinta produttiva che ha permesso al regista di mettere sulla scena assieme due tra gli attori più stimati del cinema francese, Juliette Binoche, ormai una musa imperitura e Benoit Magimel , salito nella considerazione dopo l'eccellente prova di Pacifiction di Albert Serra, e di non risparmiare nella costruzioni degli ambienti richiamando le atmosfere di fine 800 , epoca in cui la storia è ambientata.



Film girato quasi totalmente all'interno del castello dimora di Dodin Bouffant , famoso gastronomo francese antesignano degli chef moderni, narra del rapporto professionale e personale tra quest'ultimo ed Eugenie , cuoca provetta che lavora per lui ormai da più di 20 anni.
Tra i due oltre ad una sintonia silenziosa fatta di gesti sul lavoro, esiste anche un rapporto personale sui generis, fatto di affetto, di sintonia , ma anche di rapporti sessuali, senza che però sia mai sfociato nel matrimonio, evento che proprio Eugenie non sembra considerare fondamentale per il proseguimento del loro rapporto.
Dodin sa di avere solo un'arma per cercare di convincere l'amata e recalcitrante Eugenie: quella della condivisione del piacere per il cibo, che è anche condivisione di esperienze gustativa e non solo, essendo la conoscenza delle tecniche di cucina un altro aspetto su cui il legame tra due persone può rendersi indissolubile.
Il film si sviluppa sempre più intorno alle due figure principali, mettendo sempre più ai margini il resto del racconto e focalizzandosi su un amore che trova nell'arte culinaria il suo legame principale.
Quando verso il finale del film, in un momento carico di poesia e di emotività, i due protagonisti si trovano a parlare tra loro come in una sorta di riassunto della loro vita, Eugenie chiede a Dodin " ma tu mi vorrai ricordare come cuoca o come moglie?" " come cuoca " sarà la risposta dell'uomo dopo una breve titubanza.
In questa risposta c'è tutto il senso del film di Tran; la gioia del condividere i piaceri del cibo, il mettersi al servizio dell'altro , come con grande passione farà Dodin quando Eugenie cadrà malata, il piacere di sperimentare e di trasmettere all'altro, offrono una lettura nuova , originale e potente del concetto di cibo in ambito cinematografico, come quasi mai abbiamo visto prima.

sabato 23 marzo 2024

Green Border ( Agnieszka Holland , 2023 )

 




Green Border (2023) on IMDb
Giudizio: 7/10

Riportando in primo piano la rotta migratoria ignominiosamente inaugurata nel 2021 dall'accoppiata più nefasta che popola l'Europa (  leggi Lukaschenko e Putin ) con lo scopo di creare un problema al confine del puteolente ex impero russo  con l'Europa, la regista polacca Agnieszka Holland, non nuova al cinema ad impronta civile,  racconta la crisi umanitaria scoppiata  appunto 3 anni orsono che va ad affiancarsi a quella ormai tristemente nota ed eternamente in prima pagina che deriva dalla rotta marittima che dalle coste africane conduce in Italia.
Il suo film inizia con una famiglia che fugge dalla Siria decomposta causa la presenza dell'Isis e della guerra per raggiungere l'Europa agognata attratta anche dalle infami menzogne del pagliaccio bielorusso, scagnozzo di Putin che promettevano facile ingresso in Bielorussia e successivo trasferimento in Polonia, segue poi la prospettiva di una guardia di confine, in attesa di diventare padre, che con i profughi ha a che fare tutti i giorni rendendosi protagonista , come i suoi commilitoni, dell'ignobile gioco a rimbalzo cui sono sottoposti i fuggiaschi letteralmente palleggiati con la violenza da una parte all'altra del confine; ed infine la storia viene raccontata attraverso gli occhi di una attivista di una organizzazione umanitaria che si occupa di dare aiuto ai profughi intrappolati sul confine, lanciati  come pacchi da una parte all'altra del filo spinato che segna il "confine verde" del titolo, che di verde non ha nulla , bensì il colore della morte e della violenza inumana.



La scelta di raccontare il film attraverso tre prospettive vuole anche essere una occasione per interpretare quelli che sono gli aspetti emotivi dei personaggi, non risparmiando nulla ai comportamenti dei suoi connazionali polacchi sul confine che a ben vedere gareggiano alla pari coi loro dirimpettai bielorussi.
Quello che sicuramente emerge da questo racconto è che l'orrore sembra veramente non avere mai fine quando di mezzo c'è gente che scappa dalla guerra e cerca di raggiungere quella che considera la terra promessa  dove però ad accoglierli c'è spesso l'indifferenza , quando va bene , o peggio delinquenti senza scrupoli quando va peggio.
Ed in effetti se possibile questa rotta terrestre, attraverso boschi e foreste nel cuore dell'Europa nasce e si sviluppa su basi, se possibile, ancora più ignobili e orribili di quella marittima a noi tristemente nota , se non altro perchè la rotta Turchia-Bielorussia -Polonia è una costruzione politica in cui i profughi vengono utilizzati per i giochetti da satrapi dei due compari: proiettili umani li abbiamo sentite definire, in una odissea fatta di violenza , di disperazione in cui ogni cosa può accadere, perchè quando si rimane inchiodati nella palude del confine riuscire a liberarsene è praticamente impossibile.

venerdì 15 marzo 2024

Memory [Michel Franco , 2023 )

 




Memory (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Anche questa volta per presentare la sua ultima fatica, il regista messicano Michel Franco sceglie il palcoscenico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: con le su precedenti opere il regista aveva ottenuto il Premio della Giuria per Nuevo Orden e lusinghieri giudizi da parte della critica per Sundown; Memory, appunto l'ultima fatica di Franco, film girato negli Usa, sembra a prima vista avere poche attinenze con i due precedenti, opere da considerarsi quasi estreme nella loro (differente) durezza.
Memory invece può apparire sin da subito come una atipica ed inusuale love story che però affonda le sue deboli radici in un contesto molto buio e , a suo modo estremo anche esso.
Sylvia vive da sola Brooklyn con la sua figlia adolescente ( non esiste il seppur minimo accenno a chi possa essere il padre, anche se poi capito il contesto generale del film lo si può facilmente immaginare...), lavora in una casa di riabilitazione assistendo soggetti fragili non autosufficienti, ha un passato alle spalle di alcolismo , dal quale si è liberata ormai da 14 anni, pur continuando a frequentare una associazione di alcolisti anonimi.



Una sera , molto controvoglia, accetta di recarsi ad una reunion di ex compagni di scuola del liceo che appena può abbandona per fare ritorno a casa.
Sulla via del ritorno si accorge che un uomo che aveva visto alla festa la sta seguendo ed una volta rifugiatasi in casa l'inseguitore si mette seduto in attesa sul marciapiede. Avendolo trovato ancora lì la mattina seguente, in stato confusionale , la donna riesce a rintracciare il fratello grazie al telefono dell'uomo.
Colpita, o forse meglio dire incuriosita da questo episodio, Sylvia mette in moto la sua memoria e si convince che l'uomo sia un vecchio compagno di scuola che le aveva usato violenza ai tempi del liceo, sfruttando il suo stato di ebrezza alcolica.
L'uomo però non ricorda nulla perchè affetto da una forma di demenza precoce e Sylvia ad una iniziale reazione ostile fa seguire una fase di ripensamento: è lui veramente il violentatore, amico di un fidanzato dell'epoca  che sfruttava lo stato di alcolismo di Sylvia per approfittare di lei? oppure quell'uomo ha frequentato la scuola quando lei già se ne era andata perchè trasferitasi altrove?
I due iniziano a frequentarsi con Sylvia che funge da dama di compagnia , ma ben presto il rapporto si fa più intenso e sfocia nell'amore.

mercoledì 13 marzo 2024

About Dry Grasses ( Nuri Bilge Ceylan , 2023 )

 




About Dry Grasses (2023) on IMDb
Giudizio: 9.5/10

Il Festival di Cannes è un po' la seconda patria di Nuri Bilge Ceylan, ormai quasi adottato, almeno a livello cinematografico, dalla Francia sempre presente come contributo produttivo nei lavori del regista turco; a tutta la serie di premi ricevuti aggiunge quest'anno quello per la migliore interpretazione femminile ( una magnifica Merve Dizdar) , che forse non sarà il più prestigioso sebbene l'ultimo lavoro sia opera degna di Palma d'Oro.
Ma al di là dell'importanza dei premi About Dry Grasses ( che in Italia uscirà-non si sa quando- grazie alla meritoria opera di Movies Inspired col titolo di Racconto di due stagioni) è l'ennesimo capitolo della filmografia di un cineasta tra i più grandi del Cinema contemporaneo, che troppo colpevolmente viene spesso dimenticato quando si tratta di citare i sommi interpreti della Settima Arte.
Siamo , come sempre soprattutto negli ultimi lavori, nel ventre molle della Turchia asiatica, quel lembo di terra che non è più Europa , che si prolunga verso l'Asia e nel quale l'inverno ricopre con la fitta coltre di neve tutto ( immagine che avrà un forte significato anche in questa opera...); Samet è un insegnante di arte che presta servizio in un piccolo villaggio dell'Anatolia, vive insieme ad un suo collega e spera in breve tempo di poter finalmente ottenere  un trasferimento ad Istanbul, convinto che quello della metropoli sul Bosforo sia il suo mondo, dove cultura e tradizione si abbracciano.



Samet vive questa situazione con rassegnazione nella speranza di finire presto il suo periodo di apprendistato in provincia (come pare preveda la legge turca riguardo alle professioni socialmente importanti-insegnanti,militari, poliziotti), non ha grossa considerazione dei paesani e dei colleghi della scuola, solo una ragazzina , Sevim, sembra suscitare in lui qualche interesse ( senza fraintendimenti, la tematica pedofila non è neppure minimamente accennata e alla fine lo scopriremo inequivocabilmente , ma una certa ambiguità comunque si genera, almeno all'inizio).
Proprio un episodio di per sè insignificante in cui Samet mostra però la sua meschinità larvata, fa sì che dalla scuola , su segnalazione di due allieve, vengano mosse a lui e al suo collega coinquilino, accuse di aver avuto atteggiamenti non consoni verso le allieve; il tutto si risolverà con un nulla di fatto dal punto di vista disciplinare , tutto verrà sepolto sotto metri di neve, ma qualcosa nei due insegnanti ormai è scattato, anche perchè in qualche modo non vengono più visti come prima da parte degli allievi e dei colleghi.
Nello stesso momento i due iniziano a frequentare una loro collega, Nuray, insegnante di inglese, attivista politica, che insegna nella vicina città e che i due conoscono quasi come in un appuntamento al buio: dapprima Samet è disinteressato alla donna , ma quando vede l'amico Kenan stringere con lei  amicizia sono ancora la sua acrimonia e meschinità a prendere piede.
L'irruzione nella storia di Nuray ha l'effetto di portare a galla in Samet quello che ristagna nel suo profondo, la sua idea di socialità e di egoismo, il suo (dis)impegno politico, il suo individualismo, il suo accidioso nichilismo, il tutto espresso in una delle scene più belle che il Cinema abbia mai mostrato negli ultimi anni.
Passato l'inverno, finita la scuola, ottenuto (almeno pare) il trasferimento di Samet ed esplosa l'estate vediamo i tre in gita presso un sito archeologico e la fine poetica e filosofica di un film che riesce a toccare a vari livelli coscienza ed emotività in una atmosfera che mescola la rassegnazione e il crepuscolare.
L'osservazione che viene mossa abitualmente a Ceylan è quella di fare sempre lo stesso film, cambiando solo qualche contesto e qualche situazione: ammesso che ciò sia vero, comunque il regista turco , in questa ipotetica rigorosa fedeltà a se stesso, riesce sempre a raccontare qualcosa che riesce a coinvolgere e ad avvolgere , non sprecando mai neppure un minuto dei suoi mastodontici lavori.

lunedì 4 marzo 2024

La zona d'interesse [aka The Interest Zone] ( Jonathan Glazer , 2023 )

 




The Zone of Interest (2023) on IMDb
Giudizio: 10/10

Schermo nero, titolo scritto in bianco che campeggia nel centro; lentamente il bianco svanisce, il nero rimane e una musica stridente  che dapprima raggela poi lascia spazio a note che sembrano provenire da un baratro che sprofonda nella terra; note che solcano lo schermo nero, in mezzo qualche rumore metallico, forse addirittura  delle voci lontane, il tempo passa... Poi lentamente qualche cenno di vita si fa strada: cinguettii lontani, sempre più frequenti e più limpidi e alla fine dopo alcuni minuti interminabili il mondo si apre , squarciando il nero dello schermo con una immagine bucolica anche essa interminabile, piano fisso in lontananza che riprende scene d'estate su una riva di un fiume, qualche mormorio , qualche gesto lontano.
In questo inizio tra i più strazianti e drammatici possibili, Jonathan Glazer cala il biglietto da visita della sua personale (e geniale)  lettura dell'abominio nazista: aguzzate le orecchie, sembra avvertire, perchè non vedrete nulla ma ascolterete quello che a volte, soprattutto senza vedere, può essere più lacerante e raccapricciante di ogni cosa; il Cinema, arte visiva per eccellenza, nata senza parole, al massimo una musica ad accompagnare, demanda al suono, quello generato non dagli strumenti musicali bensì dalla follia umana, il racconto di una delle più grandi tragedie dell'umanità, uno dei trionfi più assurdi del male e della follia lucida dell'uomo.



La famigliola che vediamo in riva al fiume , in quello che potrebbe sembrare quasi un quadro impressionista, è quella di Rudolf Hoss, gerarca nazista , comandante del campo di sterminio di Auschwitz; c'è la moglie , i figli, dei ragazzi ospiti che si godono il sole e il bagno nel fiume.
Giunti a casa , di ritorno da questa giornata di sole e riposo, capiamo chiaramente che quella che sembra una casa linda e pinta circondata da un bel giardino con tanto di orto e serra ha come muro confinante quello del campo di concentramento di Auschwitz: un casa e lavoro perfetto per uno che deve occuparsi di far funzionare alla perfezione la fabbrica di morte che dirige.
E qui piano piano cominciano ad entrare nelle nostre orecchie, già messe in allerta dal prologo, rumori lontani che però non lasciano dubbi: grida disperate, risate oscene, colpi di arma da fuoco, il rumore incessante , come quello di un maglio che non si ferma mai, dei forni crematori che rilasciano senza tregua nuvole di fumo, ordini urlati con voci da esseri demoniaci.
E' il Truman Show, il grande fratello antelitteram del nazismo e dei suoi fedeli servitori: Glazer con una scelta geniale, degna di un grandissimo cineasta, prende spunto dal romanzo omonimo dello scrittore inglese Martin Amis, che per un incredibile scherzo del destino muore negli stessi giorni in cui il film di Glazer viene presentato a Cannes, per costruire , primo probabilmente nella storia del cinema, un racconto dell'Olocausto con la prospettiva dei carnefici, dipingendo i nazisti non come dei "mostri" come troppo spesso vengono identificati, di fatto deumanizzandoli e ponendoli in un mondo quasi avulso dal nostro, ma come dei personaggi mediocri, delle larve umane , incapaci di poter distinguere neppure lontanamente il bene dal male, dei borghesotti in cerca di gloria forti della loro ideologia inculcata da grottesche figure subumane.
Scegliendo di mostrarci Hoss e la sua bella famigliola che vive la propria esistenza in tutta tranquillità, nell'agio più completo, facendo crescere i figli ad un passo da quella fabbrica di morte ed abiezione che è stata Auschwitz, non solo ci mostra come dei mediocri personaggi fossero gli attori della messinscena della banalità del male, ma lo fa sfruttando la tecnica e l'arte cinematografica come raramente si è visto nella storia della settima arte.
I piani fissi interminabili, quasi dei quadri, sempre a distanza, mai un primo piano, una astrazione visiva che rasenta la spersonalizzazione dei personaggi, domina soprattutto la prima parte del film, con quel sottofondo sonoro che fa contorcere le budella a noi ma che a loro  non risulta neppure un po' fastidioso; la cenere invece no, quella dà fastidio quando ci sono i panni stesi, e anche quel muro di cinta , meglio far crescere delle belle viti che lo nascondano un po' per non turbare i pomeriggi in giardino con gli amici.
E' questa totale normalità che rende La zona di interesse un film che lascia senza parole, che non riesce neppure ad indignare; è quel suono continuo , quel misto di dolore e lamenti, di follia e di brutalità che rimane nelle orecchie che dà la vera misura dell'atrocità, senza che essa venga mai mostrata.

martedì 27 febbraio 2024

Next Sohee ( Jung July , 2022 )

 




Next Sohee (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Confermando tutto quanto di buono fatto vedere nella sua opera prima , A Girl at my Door del 2014, presentata a Cannes e accolta con grande favore dalla critica, la regista coreana Jung July a 8 anni di distanza si cimenta con la sua opera seconda che quanto la prima ha un forte carico di impegno civile e di denuncia sociale: Next Sohee è pellicola nella quale la regista mette drammaticamente a nudo alcuni aspetti della realtà della società coreana nei quali soprattutto i giovani subiscono pesantissimi condizionamenti , quando non delle autentiche violenze psicologiche.
La protagonista della storia è una Sohee, giovane ragazza all'ultimo anno di liceo , con una grande passione per la danza; come prevede la legge coreana la ragazza sotto la supervisione della scuola viene avviata al percorso di integrazione al lavoro, istituto che da alcuni anni sta prendendo piede anche da noi, e viene assunta come stagista in un call center di una società che gestisce servizi legati alla connettività digitale.
Sohee inizia il suo lavoro con grande entusiasmo, nonostante il suo primo approccio è tutt'altro che positivo e ben presto inizia a rendersi conto che quel tipo di lavoro che prevede anche capacità da venditore di fumo non fa per lei; inoltre dovrà anche fare i conti con dei capireparto e con il vertice della società che spingono i lavoratori verso una competitività feroce che poco si adatta al carattere mite e controllato della ragazza.



La morte per suicidio di un caporeparto prima, una serie di imbrogli che Sohee  deve subire sulla sua pelle, una lunga fila di umiliazioni che deve sopportare nonostante abbia cercato in tutti i modi di aumentare la sua produttività riuscendoci pure, causeranno una deflagrazione nella psiche della ragazza, che ben presto si renderà conto di essere diventata un ingranaggio di un grande sistema di sfruttamento e di vessazione.
Sohee non reggerà la pressione e si ucciderà.
A quel punto il filo conduttore del film passa nelle mani della detective Yoojin, chiamata ad indagare sulla morte della ragazza che viene ritrovata senza vita in un lago, risultando sin da subito chiaro che non si trattasse di omicidio.
Una staffetta anche narrativa tra Sohee e la detective , che sotto molti aspetti sembrano avere qualcosa in comune ed un seppur brevissimo, quasi impercettibile contatto prima che la ragazza si togliesse la vita.
La detective inizialmente sembra occuparsi quasi contro voglia del caso, intuiamo che c'è qualcosa nel suo passato che la incupisce; ma quando diventa chiaro che la morte di Sohee pur non essendo  tecnicamente un omicidio , di fatto è  quasi una induzione al suicidio, Yoojin inizia ad affrontare il caso con piglio diverso, con grande impegno, spinta dalla volontà di rendere giustizia alla ragazza: quasi una missione sostenuta da un senso di giustizia prima di tutto civile.

lunedì 19 febbraio 2024

Record Without Words / 沉默笔录 ( Hao Feihuan / 郝飛環 , 2023 )

 




Chen Mo Bi Lu (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Negli anni '90, in concomitanza dei primi passi verso il liberismo economico che in breve tempo avrebbe stravolto il tessuto sociale cinese, essendoci una cronica carenza di personale impiegato nelle forze di polizia ed un considerevole aumento della piccola e media criminalità, alcuni aspetti dell'ordine pubblico venivano gestiti dalle squadre di sicurezza cittadine di cui i piccoli villaggi o i quartieri nelle città più grandi si erano dotati; ovviamente si trattava di forze non di polizia , ma costituite da civili cui veniva demandato il controllo del territorio. 
Questa opera prima del regista cinese Hao Feihuan è ambientata nei primi anni 90, in un piccolo villaggio della provincia cinese, e il protagonista, Li Lizhong, è proprio un membro di questa milizia civile, arruolato sin da giovane grazie ai buoni uffici del padre, di recente morto in circostanze misteriose.



Quando alcuni cani vengono trovati morti, subito si pensa ad un serial killer e la milizia di Li viene incaricata di svolgere le indagini; all'interno del gruppo , composto da personaggi a loro modo anche pittoreschi, c'è anche il vecchio Zhou Shengkui, un amico di vecchia data del padre di Li , che è visto da questo con occhi non molto benevoli in quanto sospetta una eccessiva vicinanza alla madre rimasta vedova.
Quando nel tentativo di acciuffare il killer dei cani, dalle tasche del sospetto cade il portafoglio appartenuto al padre di Li, tutto il fatto inizia ad assumere contorni più inquietanti, facendo crescere fortissimo il sospetto che la morte del padre sia in qualche maniera legata al presunto killer dei cani.
Che il vecchio Li sia morto in circostanze molto sospette è una idea che balena da subito nella testa del giovane Li, a partire dalla ambigua scena iniziale e ad una serie di dialoghi surreali tra il ragazzo e il padre morto, che avvengono ovviamente nella mente e nella fantasia di Li.
Ed in effetti la storia si svilupperà proprio intorno a questo legame tra i cani morti e la drammatica fine del vecchio Li, confermando i sospetti del giovane protagonista.
Strutturato come un crime dai canoni classici del neonoir cinese, presentato al Festival di Pingyao e con la partecipazione alla produzione di Jia Zhangke, Record Without Words è opera interessante che mostra anche una  struttura abbastanza articolata per essere un'opera prima.
All'interno del giallo incentrato sul killer dei cani e sulla morte di Li, il regista Hao arricchisce il film di altre tematiche che lo rendono di buona fattura e con vari livelli di lettura
Ad esempio il rapporto padre-figlio tra il giovane ed il vecchio Li, raccontato attraverso la descrizione di un rapporto conflittuale che si nutre di odio che neppure la morte improvvisa e drammatica dell'uomo riesce a sanare, anzi il finale , dalle tinte cupe, non farà altro che delineare bene i contorni di questo conflitto personale.

giovedì 15 febbraio 2024

Povere Creature ! [aka Poor Things] ( Yorgos Lanthimos , 2023 )


 



Poor Things (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Erano parecchi anni , come confermato dallo stesso Yorgos Lanthimos, che il regista aveva in mente di metter mano al romanzo dal titolo omonimo di Alasdair Gray: finalmente nel 2021 iniziano le riprese e l'opera vede la luce alla Mostra del Cinema di Venezia di quest'anno , dove conquista il Leone d'Oro , per poi fare incetta di nomination per la serata degli Oscar che si terrà a breve.
Al di là di tutto quanto si possa dire su questo film, di certo Povere Creature! è un'opera di svolta nel percorso cinematografico del regista, non tanto perchè ormai sembra abbia definitivamente lasciato alle spalle la sua esperienza autoctona greca, ma soprattutto per la maturità che mostra in questo lavoro, da troppi considerato un po' troppo superficialmente una pellicola leggera, quasi una favoletta adulta moderna, con qualche divagazione sociale.
Povere Creature! è invece opera di grande impatto, completa, addirittura complessa in alcuni aspetti, oltre che di grande valore visivo, che sembra costituire una giusta sintesi degli aspetti del cinema di Lanthimos, nella quale sono inseriti svariati riferimenti , se non quando vere e proprie citazioni.



Godwin Baxter (per tutti God , occhio al nome...) è un medico di epoca vittoriana, dal volto deturpato e dal fisico abusato dal padre che lo usava impietosamente come cavia per esperimenti ; novello dottor Frankenstein salva una giovane donna incinta buttatasi nel fiume , le trapianta il cervello del feto che ha in grembo e la rianima, dando vita ad una creatura dalle fattezze esterne di una giovane donna ma dal comportamento e dal linguaggio di una bambina che impara 20 parole nuove al giorno e a cui  i capelli crescono di svariati cm al dì.
La ragazza ribattezzata col nome di Bella ( anche questo non è un nome casuale) tratta Godwin come fosse un padre creatore, non a caso è con il nome di God che lo chiama, si muove in modo sgraziato, a metà strada tra la bambola e una bambina di un anno, è totalmente priva di inibizioni anche perchè God l'ha sempre gelosamente tenuta lontana dal mondo esterno, vicine alle altre sue creature ibride ( galline con teste di cane, papere a quattro zampe a altri esseri costruiti con un assemblaggio curioso) , ma ha un intelletto vivace e vorace, che vorrebbe apprendere il più possibile; quasi un freak perfetto: una donna con un cervello da infante.
God volendola tenere lontana dal mondo esterno assolda uno dei suoi studenti più brillanti per studiare giorno per giorno i comportamenti di Bella ed in breve Max, il giovane dottore , se ne innamora e le propone di sposarsi.
Ma ormai Bella sembra essere diventata fuori controllo, la sua sete di conoscere e sperimentare ogni cosa nuova del mondo che la circonda la rende un essere famelico, a cominciare dalla scoperta della sua sessualità, motivo per cui, senza che God si opponga , decide di partire per un viaggio col playboy dandy Duncan, l'avvocato chiamato a stilare il contratto di matrimonio.
Il viaggio, in una atmosfera che oscilla tra il fiabesco ed il surreale, la porterà a conoscere nuove città e persone, la miseria e la morte, a sperimentare le varie forme di sesso per poi mollare, dopo averlo rovinato, il misero Duncan: un perfetto racconto di formazione con un finale tra il divertito e il brillante, dopo aver sfiorato il dramma.
Vuoi per il suo forte impatto visivo ( eccellente la fotografia di Robbie Ryan ) vuoi per il ritmo che grazie all'alternarsi di momenti fantastici e fiabeschi ad altri invece drammatici si mantiene vivace, le due ore e venti minuti di Povere Creature ! passano senza alcun momento di stanca anche grazie ai continui cambi di registro del film: si parte con un colore desaturato in clima da pieno romanzo gotico, si passa poi a scenografie e a ricostruzioni di città che richiamano alla lontana Wes Anderson, ci si trova immersi in un racconto carroliano ambientato in epoca vittoriana, nel suo sfiorare il dark sembra scorgersi l'ombra di Burton, altre volte sembra di immergersi in un cartoon, mentre a sprazzi c'è anche un richiamo al Todd Browning di Freaks ; insomma Povere Creature! dal punto di vista strutturale è opera molto stratificata, che diventa poi ancora più solida quando si vanno ad analizzare i contenuti del racconto.

lunedì 12 febbraio 2024

Cobweb ( Kim Jiwoon , 2023 )

 




Cobweb (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo 13 anni, da quando cioè lasciò il segno con I Saw the Devil, Kim Jiwoon torna a colpire in maniera decisa , lasciandosi alle spalle un paio di prove  non eccelse: Cobweb è infatti un'opera nella quale il regista coreano tributa un grande e sentito omaggio , divertito ed ironico, ad una stagione cinematografica del suo paese, quella degli anni 60-70 , che ha costituito l'inizio della rinascita, attraverso un'opera che nonostante la sua durata (due ore e 15 minuti) risulta piacevole e divertente.
La storia è ambientata nei primi anni 70 e vede protagonista il regista Kim Kiyeol, alle prese con la sua opera seconda; proprio quando ormai le riprese sono terminate e si passa alla fase di postproduzione, Kim subisce una illuminazione che lo porta a rivedere il finale del film che sta concludendo, solo qualche piccolo ritocco che però necessita di altri giorni di ripresa, cosa che trova pienamente contraria la produttrice Baek , che fra l'altro è anche la moglie di un famoso regista  morto in circostanza tragiche e che è stato il mentore e pigmalione di Kim.



Approfittando della partenza di Baek per il Giappone e dei buoni uffici della sua nipote  Mido che in sua assenza gestisce la produzione del film e che del regista è una fan adorante e fanatica, Kim decide di girare per altri due giorni il finale alternativo che farà del film un capolavoro, confidando sulla sua visione quasi messianica  avuta e mettendo sdegnosamente da parte ogni problema legato alla censura che dovrà rivalutare la pellicola,  agli oneri finanziari del prolungarsi delle riprese, senza contare il malcontento di attori e crew che debbono rivedere i loro programmi.
Da qui in poi il film, grazie ad un ritmo a tratti forsennato, ma sempre con una convinta verve brillante, diventa una fucina di eventi nella quale è racchiuso in piccolo tutto il mondo del cinema dell'epoca, ben lungi dall'essere quella fabbrica perfettamente funzionante e tecnologica che è diventato oggi.
Ecco quindi che si scoprono tresche tra attori e attrici, invidie e avversioni reciproche, aspirazioni frustrate, acciìuse reciproce neppure tanto velate, furti misteriosi e poi visite inaspettate di funzionari governativi che debbono capire se il film non contiene messaggi filocomunisti, situazioni al limite del comico per tenere lontani occhi indiscreti dal set, attori che si ubriacano e Kim che deve pure fare una parte in sostituzione di uno degli attori; l'importante è che i censori vedano nel film un po' di comunisti morie, non importa come ,basta ce ne siano, affinchè il film possa passare le forche caudine.
Naturalmente di tutto ciò a Kim non interessa nulla, spinto come è  , quasi con una forza soprannaturale, alla costruzione del suo capolavoro: " Il talento è credere in se stessi" ripete  quasi come un mantra per andare dritto al bersaglio.
Nel sottofinale scopriremo poi un po' di cose che saranno i tasselli finale che faranno da puntelli definitivi al racconto.

sabato 10 febbraio 2024

Napoleon ( Ridley Scott , 2023 )

 




Napoleon (2023) on IMDb
Giudizio: 5/10

La figura di Napoleone Bonaparte nel cinema ha più spesso avuto un effetto respingente sui registi che uno invece stimolante: sebbene esistano  svariate opere , alcune delle quali datano ormai quasi cento anni, prodotte in epoca di muto e bianco e nero, ove si escluda il Napoleon di Abel Gance del 1927 opera basilare della cinematografia francese, sono pochissime quelle che si ricordano come pellicole importanti; viceversa si conosce con certezza il fatto che numerosi registi, Kubrick persino, hanno per una vita intera rincorso la possibilità di dirigere un film sull'imperatore dei francesi, rinunciando di fronte alla impossibilità di poter maneggiare in maniera compiuta un personaggio di tale portata e complessità e l'epoca storica in cui è vissuto.
Nel 2020 Ridley Scott decide di mettere in cantiere un lavoro incentrato sulla figura di Napoleone Bonaparte e nel 2023 l'opera dell'ottantaseienne regista britannico vede la luce nei cinema prima e sulla piattaforma di streaming di Apple poi.



Il Napoleon di Scott va ad aggiungersi però alla lista di opere che per un motivo o per l'altro non risultano imprescindibili nella filmografia su un personaggio storico della portata di Bonaparte: il suo infatti è un tentativo di voler raccontare il personaggio quasi svincolato dal contesto storico , incentrando la sua figura non tanto sul ruolo avuto nei destini della Francia e dell'Europa, quanto invece sul suo rapporto personale con la moglie Giuseppina.
Il racconto su Napolene parte dal 1789, anno in cui la Francia fu travolta dalla Rivoluzione e dalle turbolenze che la seguirono; assistiamo quindi al giovane Napoleone, ufficiale di artiglieria, che presenzia alla decapitazione per mezzo della ghigliottina della regina Maria Antonietta nel 1793 e lo seguiamo fino alla fine dei suoi giorni sullo scoglio in mezzo all'Oceano dove morì in esilio.
Già il volere affrontare quasi trent'anni di vita di uno dei personaggi più complessi ed importanti della storia dell'umanità, dalla Rivoluzione Francese al fatidico 5 maggio del 1821, è impresa ardua seppure in oltre due ore e mezza di pellicola (forse la director's cut di quattro ore d durata, di prossima uscita su Apple Tv ,potrà in parte risolvere il problema), se poi si vuole concentrare la prospettiva narrativa su alcuni aspetti, tralasciando in maniera completa altri fondamentali, è facile comprendere come il tratteggio del personaggio che ne risulta non possa che essere parziale e riduttivo.
Il problema del Napoleone di Scott è che il personaggio, di cui il regista mette in atto una sorta di demitizzazione in favore di uno sguardo più concentrato sulle sue caratteristiche umane, non ha profondità, spesso vaga sullo schermo quasi smarrito non dando certo l'impressione di essere quella fucina di volontà e di despotismo che faceva di lui un astuto generale e un politico pragmatico.

martedì 6 febbraio 2024

Across the Furious Sea / 涉过愤怒的海 ( Cao Baoping / 曹保平 , 2023 )

 




Across the Furious Sea (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Con sette opere all'attivo nell'arco di quasi un ventennio, Cao Baoping, si è imposto come uno degli autori più interessanti e anticonvenzionali del cinema cinese , da qualcuno inserito fra i registi della Quinta Generazione, da altri considerato più affine invece a quelli della Sesta Generazione, grazie sopratutto al suo sguardo sempre molto attento alle problematiche sociali derivate dalla profonda trasformazione che ha subito la società cinese in questi ultimi anni; i suoi lavori hanno oscillato tra il thriller e la dark comedy, con atmosfere e tonalità tendenti spesso al cupo, ma non disdegnando una certa dose di umorismo e sarcasmo.
Lasciando da parte Perfect Blue, film ufficialmente del 2022 di cui però si san ben poco, questo Across the Furious Sea vede la luce a sette anni di distanza dal divertente Cock and Bull una riuscita summa di generi e di riferimenti cinematografici; in verità anche quest'opera di Cao , come non di rado è successo a causa della censura, ha avuto una storia piuttosto tribolata, ufficialmente in ragione della pandemia da Covid-19 che ne avrebbe congelato la produzione e l'uscita.
In effetti la pellicola di Cao potrebbe prestarsi a qualche colpo di scure censorio, ma in questi ultimi anni i funzionari incaricati di rilasciare il fatidico dragone che campeggia nell'incipit dei film cinesi, sembrano avere spostato il bersaglio della loro opera; per quanto riguarda il film di Cao c'è comunque un cosante riferimento ad una morale e comunque i cattivi non sono poliziotti , motivo per cui probabilmente , come si dice, il film non ha subito alcun intervento della censura, nonostante alcuni momenti alquanto disturbanti.



Lao Jin gestisce uan flotta di pescherecci con i quali si trova spesso a sfidare le autorità di un non precisato paese confinante allorquando sconfina con le sue reti nelle acque territoriali straniere; il suo obiettivo è guadagnare più possibile per permettere alla giovane figlia Nana di continuare a frequentare l'università in Giappone; ha un matrimonio alle spalle finito male e la custodia della ragazza sin da quando aveva otto anni.
Improvvisamente arriva la notizia che la ragazza è scomparsa da alcuni giorni in Giappone, motivo per cui Jin parte per recarsi alla sua ricerca , cosa che fa anche la sua ex moglie con la quale si incontra a Kyoto dove Nana studiava; dopo poco il corpo della ragazza viene trovato, uccisa da numerose coltellate e il primo sospetto diventa un ragazzo cinese anch'esso che frequentava la ragazza che Jin cerca di fermare per avere notizie non riuscendoci in quanto quest'ultimo riesce a fuggire in Cina.
Da questo momento in poi Jin , accecato dalla smania di vendetta cercherà di farsi giustizia da solo, trovandosi però nella condizione di poter pretendere poco dalle autorità cinesi in quanto il caso è di gestione giapponese.
Il ragazzo sospettato , Miaomiao , è un bulletto esaltato con il coldplay e con un sapiente gioco di incastri di piani temporali veniamo a sapere come i due si sono conosciuti instaurando una relazione insana; oltretutto il ragazzo è figlio di una famiglia di "nuovi ricchi" disgregata in cui la madre ha mollato il marito ma che in occasione del fatto torna a prendersi cura di Miaomiao.
Sin da subito è chiaro che la famiglia del giovane soffre di problematiche profonde che si riveleranno drammatiche e che forse la prospettiva con cui concosciamo gran parte della storia , che è quella di Jin, probabilmente non è del tutto esatta.
Utilizzando il gioco di prospettive, di intrecci, di verità e menzogne, manovrando sulla storia grazie a colpi di scena più o meno attesi e spostando sempre più in alto l'asticella dello sconcerto e l'angoscia per quanto accaduto, Cao Baoping costruisce un film di quasi due ore e mezzo che non perde praticamente  mai  ritmo e tensione narrativa; ogni volta che si pensa di essere giunti al capolinea della storia c'è ancora qualche altro tassello da dover mettere a posto che squarcerà qualche altro velo che nasconde qualcosa.

mercoledì 31 gennaio 2024

Il ragazzo e l'airone ( Hayao Miyazaki , 2023 )

 




The Boy and the Heron (2023) on IMDb
Giudizio: 9/10

Dieci anni dopo quello che doveva essere il lavoro d'addio, proposito per fortuna durato solo quattro anni, Miyazaki Hayao porta a termine  quello che può ben definirsi come una sorta di testamento spirituale cinematografico e personale: magari il Maestro ci regalerà ancora qualche lavoro, ma Il ragazzo e l'airone rimarrà probabilmente per sempre a imperitura memoria come il suo ultimo atto artistico, proprio perchè , pure essendo opera in alcuni tratti persino difficile e ostica, contiene sia un compendio del suo ideale cinematografico che un resoconto della sua esperienza personale e artistica.
Ispirato , ma in maniera molto labile, quasi esclusivamente come spunto, al romanzo di formazione giovanile  E voi come vivrete? scritto da Yoshino Genzaburo nel 1937, Il ragazzo e l'airone , ambientato in pieno periodo bellico , vede come protagonista Mahito, un adolescente costretto a rifugiarsi in campagna col padre dopo la dolorosa scomparsa della madre morta in un incendio; qui , in quella che era la magione di famiglia della mamma , vive la zia Natsuko, divenuta la compagna del padre da cui aspetta un bambino; il ragazzo non vive serenamente la situazione in cui si trova e oltre tutto trova opprimente il senso di protezione che su di lui instaura la zia che si prende cura di lui quando il padre è assente impegnato col lavoro nella sua fabbrica di componenti per aerei da guerra (chiaro rimando autobiografico del regista).



Mahito vorrebbe trascorrere le giornate vagando nel grande parco che circonda la villa che confina con una foresta fitta e che sembra nascondere una grande torre apparentemente in rovina, ma si trova sempre pedinato dalle governanti della casa e dalla zia stessa.
A perseguitarlo c'è anche uno strano e petulante airone cinerino che vorrebbe portarlo all'interno della torre promettendogli che lì avrebbe potuto incontrare sua madre defunta; quando la zia scompare e intenzionato a cercarla per salvarla, Mahito finalmente cede alle lusinghe dell'airone ed entra nella torre misteriosa: "fecemi la divina potestate" campeggia scritto sulla porta di questa austera e vetusta torre e oltrepassata, come Dante all'inferno, il ragazzo si ritrova in un mondo fantastico dove la realtà può assumere forme diverse, come ad esempio l'airone che altri non è che uno strambo personaggio umanoide che diventa il suo Virgilio in questo viaggio in un mondo abitato da vivi, da ancora non vivi e da morti, dove incontra la governante cui è affidato con cinquanta anni di meno, la mamma adolescente e dove tutto è regolato dalla volontà di un personaggio che scoprirà essere il suo prozio che costruì la torre , autentico deus ex machina di un mondo che vive su un labilissimo equilibrio armonico grazie ai poteri magici del prozio stesso, conferitigli da una pietra magica piovuta dallo spazio e che domina il mondo come un monolite kubrickiano.
Mahito secondo i voleri dello zio dovrebbe diventare il suo erede e mantenere quell'equilibrio che consente a quel mondo dove le anime transitano prima di poter nascere e diventare esseri viventi, dove esistono comunità di pellicani malvagi e di parrocchetti diligentemente inquadrati come una società organizzata , di poter continuare ad esistere nella sua armonia.
Sarà un viaggio che possiede la forza della metafora della crescita personale e del processo di formazione, del superamento del lutto e della presa di coscienza della propria esistenza al mondo; Mahito però vuole rimenare legato al mondo reale, quello imperfetto, dove imperversa la guerra, dove il dolore per una perdita è straziante, piuttosto che ad uno che si basa su  una labilissima armonia.
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