Giudizio: 8/10
Sei anni dopo il non totalmente convincente Charley Thompson, il regista inglese Andrew Haigh, ispirandosi al romanzo omonimo di Taichi Yamada, dirige All of Us Strangers tradotto ( male come spesso avviene)) in italiano in Estranei e che ha visto la luce anche sui nostri schermi dalla fine di febbraio.
Film che ha fatto discutere molto, tra chi lo considera un capolavoro, o quasi, e chi invece lo ritiene sopravvalutato e senza particolari ambizioni artistiche.
Lungi dal volere partecipare al certame va detto però che l'opera di Haigh necessita di una lettura attenta , pena il considerarla appunto superficiale e priva di valore: questo avviene perchè la storia , semplice o di impegnativa lettura, a seconda di come se ne affronta la visione, è una di quelle che appartiene a quel "cinema sensoriale" capace di scavare all'interno per raggiungere il traguardo finale a seconda di come abbia scosso i nostri sensi, la nostra emotività, la nostra sfera sensoriale.
Adam è uno sceneggiatore ormai prossimo alla mezza età, anche se mantiene quell'aura fatta di timidezza e di pudore che ne nasconde l'età apparente; vive in un grande condominio della cinta periferica di una luminosa Londra che si staglia nella notte all'orizzonte allo sguardo dalle grandi finestre del suo appartamento; il palazzone è semidisabitato, gli unici sguardi fugaci sono con un altro uomo che vive ai primi piani e che si incontrano quasi impercettibilmente nella notte tra strada e balcone durante uno dei tanti e fasulli allarmi anti incendio.
Una sera di queste alla porta di Adam suona Harry, proprio quell'uomo, solitario anch'esso, con cui condivide lo spettrale e inquietante palazzone e che quella sera però vorrebbe condividere con qualcuno la sua solitudine; Adam quasi di impulso rifiuta la sua compagnia, ma quello , lungi dall'essere un rifiuto totale diventa il primo passo per una conoscenza che ben presto sfocia in un appassionato rapporto amoroso.
Adam soffre di quella crisi ispirativa che gli impedisce di iniziare un suo nuovo lavoro e che al tempo stesso è la spia di un malessere che cova dentro e che l'incontro con Harry sembra avere accesso definitivamente, ma bastano pochissime parole scritte a mo' di titolo per far germogliare in lui l'interesse per una storia: "Esterno Sobborgo, 1987".
Lo vediamo allora prendere il treno e recarsi nel sobborgo di Londra dove è nato e dove ha vissuto fino a 12 anni quando il destino lo ha privato dei genitori morti entrambi in un incidente stradale: giunge in quel sobborgo, c'è ancora la sua casa e dentro ad essa ci sono i suoi genitori, tali e quali a quell'ultima volta in cui li vide vivi, più giovani di lui su cui la vita ha invece continuato a scorrere e che lo aspettano da tanto tempo.
Da qui in avanti la storia procede tra le visite che Adam compie dai suoi genitori con i quali cerca di ricostruire quanto la morte ha interrotto in una atmosfera tra l'onirico e la favola e il racconto del rapporto amoroso con Harry che diventa una liberazione per Adam finalmente in grado di provare e mostrare sentimenti che per tanto tempo aveva tenuto chiusi in se stesso.